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venerdì 17 maggio 2024 | ore 06:14

Luca e quel tragico volo da Linate

Ricorre il decennale del più grave disastro aereo italiano: 118 morti. Il ricordo di Mirella Francone, turbighese e moglie di una delle vittime.
Turbigo - Dieci anni fa la tragedia aerea di Linate (Foto internet)

Un ottobre particolarmente autunnale, con la nebbia che avvolge la pianura, le code in auto e una notizia all’autoradio che cambia una vita. Sono passati 10 anni da quell’8 ottobre 2001, tante cose sono mutate nelle famiglie delle 118 vittime della tragedia di Linate, ma tante risposte rimangono ancora vaghe, avvolte in una nebbia di giustizia. “Quella mattina il mio Luca è partito presto, in taxi, verso le 4 del mattino per raggiungere Linate ed il volo della Sas per Copenaghen - ci racconta Mirella Francone, turbighese e titolare del noto negozio di acconciature ‘Mirò’ - ricordo bene quella mattina. Mio marito era solito viaggiare all’estero per l’istallazione e la manutenzione di alcune macchine utensili per conto di una ditta di Castano Primo. Io quella mattina ero particolarmente presa e, tra i vari spostamenti, sento alla radio la notizia di un incidente aereo allo scalo di Linate”. La notizia, giunta verso le dieci, non desta inizialmente particolare preoccupazione: “Luca doveva essere partito ormai da alcune ore - prosegue Mirella - appena rientrata a casa trovo però mio fratello e i miei genitori visibilmente scossi. Ero incinta di 3 mesi e mezzo (della piccola Benedetta) e avevamo già una bambina, Beatrice, di 15 mesi. Quando abbiamo intuito che poteva essere il suo volo, ho deciso di andare subito a Linate. Nella mia mente e per le prime informazioni pensavo ad una piccola collisione in pista, per questo ho preso pigiama e prime cose di Luca nel caso fosse stato ricoverato in qualche ospedale milanese”. Avvicinandosi allo scalo è un via vai di mezzi di soccorso e traffico impazzito ma, spiegando alla sicurezza di essere parente, Mirella è stata fatta accomodare con le altre famiglie presso il Circolo Ufficiali. “Era tutto abbastanza irreale perchè a casa iniziavano a mostrare le immagini e si capiva la reale entità del disastro, mentre noi non sapevamo praticamente nulla - prosegue Mirella - anzi, mi chiedevo perchè non mi avessero ancora indicato in quale ospedale potevo andare a riabbracciare Luca”. Passano le ore e verso sera, qualcosa inizia ad emergere: “A poco a poco arrivavano i nomi delle prime vittime identificate, ma di Luca Candiani nessuna traccia - continua il racconto - verso le 19 è giunto il Card. Carlo Maria Martini per pregare con noi famiglie e ancora non comprendevo perchè recitasse solo il ‘L’eterno riposo’. Giunta sera ci hanno indicato di andare a casa, iniziando a reperire lo spazzolino da denti e le radiografie dentali”. L’ufficialità che anche Luca era sul quel volo maledetto e che non ce l’aveva fatta, arriva solo il mattino seguente: “Per certi aspetti, fortunatamente, Luca non è stato tra i viaggiatori carbonizzati, probabilmente perchè era tra i sedili davanti. Poi, anche per le cause che sono seguite alla vicenda, mi sono iscritta al comitato ‘8 ottobre’, dedicato a noi famiglie”. Dopo la tragedia, il venerdì seguente si svolsero i funerali a Turbigo, il sabato le celebrazioni solenni in Duomo a Milano. “Beatrice ha avuto poco tempo per conoscerla, Benedetta non l’ha mai vista anche se desiderava tanto una seconda bambina - ci racconta Mirella - nonostante questo entrambe sono molto legate al loro papà, non ho mai voluto nascondergli nulla, anche se la vicenda hanno iniziato a comprenderla nel tempo. Pur con caratteri diversi hanno imparato a vivere con serenità la sua perdita”

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