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'Assalto al Castello'

Territorio - Falò di Sant'Antonio 2012.04

C'era una volta, in un piccolo borgo chiamato Castelletto, un'antica tradizione: il falò di Sant'Antonio. Ogni anno, il 17 gennaio, proprio quando cominciava a fare così freddo che anche i focolari nelle case non bastavano più per scaldarsi, gli abitanti si ritrovavano nel campo più bello di Castelletto per bruciare tutti insieme il falò.
Da un po' di tempo, però, si era insidiato nel borgo un tiranno, che aveva costruito un castello proprio nel campo del falò.
La gente si ritrovò comunque e si accorse che c'erano dei personaggi colorati in mezzo al campo. C'era chi danzava, chi intonava dolci melodie, chi recitava, allietando così la gelida sera castellettese. Ad un certo punto, però un tuono fece spaventare tutti gli esseri colorati, che scapparono, ahimè proprio vicino al castello.
Delle guardie li imprigionarono e li rinchiusero nella prigione del castello ed i colorati diventarono tutti uguali, tristi. Ora non c'era più nessuno che dipingeva, che suonava o che cantava. Come se fosse diventata una cosa proibita.
A quel punto gli abitanti del borgo invocarono il Santo del giorno, Sant'Antonio, per liberare i poveri colorati ingiustamente imprigionati. E lo chiamarono a gran voce: "Sant'Antonio! Si sentiva riecheggiare nel campo... Sant'Antonio! Aiutaci tu!"
E dalla collina spuntò con la sua lunga barba bianca proprio Sant'Antonio, che chiamò a raccolta i bambini, a loro un po' di fantasia e di voglia di cantare, danzare e colorare era rimasta... ed insieme andarono dalle guardie.
Le guardie vedendo quella folla di bambini inferociti accompagnati addirittura da un Santo scapparono a gambe levate e fu così che i colorati vennero liberati. Insiemi ai bimbi diedero fuoco al castello dicendo: "Grazie Sant'Antonio! Grazie per averci graziato e fatto tornare la libertà in questo paese!". E anche quell'anno tutti i brutti e cattivi pensieri bruciarono col falò.

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