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martedì 14 maggio 2024 | ore 00:14

Bilancio e Unione Europea

Il governo italiano non ha modificato le linee guida della manovra di bilancio. La probabile procedura di infrazione isolerà l'Italia in Europa?
Sede-Ue-Bruxelles

Il ministro dell’Economia Giovanni Tria ha nuovamente inviato il Documento Programmatico di Bilancio 2019 alla Commissione Europea. Nella lettera d’accompagnamento al DPB, l’esecutivo italiano rassicura circa la sua intenzione di monitorare il deficit, assicurandosi che non superi il 2,4%, ed evitare che il debito pubblico cresca ulteriormente. “Al fine di accelerare la riduzione del rapporto debito/PIL e preservarlo dal rischio di eventuali shock macroeconomici, il Governo ha deciso di innalzare all’1 per cento del PIL, per il 2019, l’obiettivo di privatizzazione del patrimonio pubblico”, ha precisato Tria. Al momento la Commissione non ha espresso alcun parere, che arriverà durante la prossima riunione del 21 novembre. Ma, come è noto, l’istituzione Ue aveva richiesto - senza successo - di modificare il primo documento inviato dal governo italiano; è quasi scontato perciò che la Commissione rigetti anche questa versione, pressoché identica alla precedente. Quasi immediate invece le reazioni negative di Wopke Hoekstra e Hartwig Loeger, ministri delle Finanze di Olanda e Austria, con il secondo pronto a sostenere una procedura di infrazione contro l’Italia, se quest’ultima non dovesse scendere a compromessi con la Commissione. L’intervento di Hoekstra e Loeger non è marginale, perché la questione ormai non coinvolge più solo i “grafomani di Bruxelles, che mandano lettere” (la battuta di Matteo Salvini è senz’altro meno infelice di altre pronunciate dai suoi colleghi nei giorni scorsi), bensì personalità politiche, non tecniche, che sono all’interno del Consiglio di Economia e Finanza (Ecofin). Sarebbe perciò ingenuo replicare quanto segue: poco importa il loro parere perché, con le prossime elezioni europee, le istituzioni comunitarie saranno ‘rivoluzionate’. I ministri economici dei singoli paesi membri, che fanno parte dell’Ecofin e che hanno, tra i loro compiti, proprio quello di monitorare le politiche di bilancio, non sono nominati infatti con le elezioni europee. In prospettiva delle consultazioni del prossimo anno, anche i governi etichettati come ‘euroscettici’ e ‘sovranisti’ e, pertanto, considerati vicini all’attuale esecutivo italiano, potrebbero avere un atteggiamento poco flessibile con altri paesi membri: dichiarare di difendere il proprio interesse nazionale, o quello che viene considerato tale, non è una pratica solo nostrana e, perciò, diversi esecutivi useranno fermezza per incamerare consenso. Con il rischio di lasciare l’Italia isolata.

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