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venerdì 17 maggio 2024 | ore 07:08

Michele: "Io, positivo al COVID-19"

Il racconto del 43enne di Turbigo: "Sembrava una normale influenza, poi, la conferma che era Coronavirus. State a casa, è il momento di essere tutti responsabili per noi e per gli altri".
Salute - Ospedale (Foto internet)

"State a casa. Fatelo, è importantissimo. E mi raccomando seguite con grande attenzione le indicazioni e gli accorgimenti specifici che continuano a ripetervi". La voce è inframezzata da quei continui colpi di tosse, perché quando lo raggiungiamo al telefono Michele ha da poche ore scoperto di essere positivo al Coronavirus. 43 anni, sposato e con una bimba di 5, lui e la sua famiglia vivono a Turbigo, dove, nel primo pomeriggio di martedì (10 marzo), ha ricevuto, appunto, l'esito del tampone. "Tutto è cominciato la scorsa settimana - racconta il turbighese (il primo caso di COVID-19 in paese) - Tosse e febbre, i classici sintomi di un'influenza, così ho, subito, contattato il mio medico che mi ha prescritto l'antibiotico". Ma più passavano i giorni, più, purtroppo, la situazione non migliorava. "Sabato, ad esempio, la temperatura corporea era arrivata addirittura a 40 gradi - spiega - Domenica, invece, sembrava esserci stata una lieve flessione, anche se capivo che c'era, comunque, qualcosa di strano. Non mi sentivo bene e, allora, lunedì mattina ho chiamato nuovamente il medico che mi ha prescritto in urgenza delle lastre ai polmoni. Sono andato, pertanto, prima in ospedale a Cuggiono, poi da qui, una volta avuto l'esito, mi hanno trasferito a Legnano, dove mi hanno fatto tutti gli esami del caso e mi hanno confermato la polmonite in forma virale. Poteva, insomma, essere proprio Coronavirus e l'ufficialità è arrivata solo qualche ora dopo dal tampone. Non so sinceramente come l'ho preso; sono un libero professionista, giro molto tra Milano e la provincia, il contagio, dunque, può essere avvenuto in qualsiasi momento e luogo. Settimana scorsa, comunque, sentendo in televisione e leggendo sui giornali ciò che stava avvenendo, ho cercato di prendere già diverse precauzioni, evitando qualsiasi contatto e rimanendo in casa". La stessa dove, oggi, si trova in quarantena (per lui, per fortuna, non si sono resi necessari né il ricovero ospedaliero né la terapia intensiva). "In fondo sono tranquillo - continua - Ho questa tosse secca costante, ma vedendo le situazioni che stanno vivendo molte altre persone, costrette ad essere intubate o in condizioni serie e critiche, voglio ancora ribadire il concetto che è fondamentale starsene a casa e seguire scrupolosamente quanto ci viene detto, ormai da settimane, dal personale sanitario e dagli esperti in materia. Si tratta della salute di ciascuno di noi e delle persone che ci stanno attorno. Non potete nemmeno immaginare il grande impegno e lo sforzo che stanno facendo medici e infermieri. Da casa passa una minima parte del duro lavoro che svolgono quotidianamente e delle enormi difficoltà con le quali si trovano a confrontarsi in un'emergenza come questa. Il grazie per loro deve essere enorme, immenso e, allora, è importantissimo che tutti noi ci responsabilizziamo. Basta con le solite chiacchiere, facciamo i fatti, ossia fermiamoci e rimaniamo nelle nostre abitazioni. E' ora di capirlo!". Un messaggio e un appello chiaro e preciso, alla fine, perché il 43enne turbighese sa' bene che cosa vuol dire vivere in prima persona una simile realtà. "Siamo, in modo particolare, noi adulti che dobbiamo davvero cominciare ad essere seri. Sapete, ho una bimba piccola, ma ai bambini se spieghi come stanno le cose, loro lo capiscono e, molto spesso, riescono a darci degli insegnamenti. Così ho fatto con mia figlia, usando le parole oppure attraverso alcuni video e, in pochissimo tempo, ha compreso che in questo momento era necessario stare in casa. Sono i giovani, gli anziani, i cosiddetti grandi con i quali è più difficile mettergli in testa che non si sta scherzando, non è un gioco, bensì si tratta di salvaguardare e tutelare la salute".

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