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Incontro su Segantini

Cuggiono - L'opera di Giovanni Segantini in mostra in paese

Venerdì 10 ottobre 2014, alle ore 21, nella sede di Santa Maria in Braida a Cuggiono, l’Ecoistituto della Valle del Ticino ospita una conferenza di Annie-Paule Quinsac su Giovanni Segantini e i criteri della grande mostra Segantini. Il ritorno a Milano, attualmente in corso nelle sale di Palazzo Reale, e di cui la stessa Quinsac è curatrice, insieme alla pronipote dell’artista Diana Segantini. Nato ad Arco di Trento, 'terra irredenta', nel 1858, Segantini arriva a Milano nell’aprile 1865, a sette anni. Se ne andrà nel 1881, per trasferirsi in Brianza, poi a Savognino nei Grigioni, infine in Engadina, dove morirà il 28 settembre 1899,a quarantun anni, colpito da peritonite sul ghiacciaio dello Schafberg. Gli inizi milanesi sono difficili: orfano di entrambi i genitori, affidato alla distratta tutela della sorellastra, pressoché analfabeta e finito anche al riformatorio, sino all’apprendistato di bottega e, finalmente, all’Accademia di Brera, a sviluppare l’innato talento. S’impone, ancora esordiente, nel 1879, tanto che Vittore Grubicy, gallerista illuminato, si offre di 'stipendiarlo' ed educarlo. Pur consapevole dell’imprescindibile debito di formazione, nel 1881 Segantini lascia Milano per la Brianza (Pusiano, Caglio, Carella), verso una natura naturans da rendere in pittura. Ma Milano non scomparirà dalla vita dell’artista e rimarrà insostituito polo di riferimento umano e intellettuale della sua breve quanto folgorante parabola. Condannato dall’Austria per renitenza alla leva, non può tornare in Trentino né divenire cittadino italiano. Così, concluso il periodo brianteo con il monumentale Alla stanga (Galleria Nazionale d’Arte Moderna, Roma), forse alla ricerca del mondo perduto della prima infanzia, si trasferisce, con la compagna Bice Bugatti e i quattro figli, nel borgo grigionese di Savognino, a 1213 metri. Vi resta otto anni, fondamentali: accende i toni crepuscolari della Brianza alla tersità dell’alta montagna e per renderne appieno la luce si converte alla nuova rivoluzionaria tecnica divisionista. Infine, il paesaggio da mito delle Alpi diviene scenario di proiezioni oniriche interiormente rielaborate da fonti letterarie e musicali, e la fusione fra naturalismo e visionarietà rimane esempio unico nel simbolismo europeo. Sino al Trittico della Natura, interrotto dalla morte e negli intenti emblematica celebrazione dell’Engadina, dove Segantini vive gli ultimi anni, nello chalet Kuomi di Maloja, e dove, a St. Moritz, si trova il Museo a lui dedicato.

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