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Mar, 14/05/2024 - 02:20

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martedì 14 maggio 2024 | ore 02:58

Verso Expo 2015 opere e progetti

Attualità - Progetto 'City life' per Milano

L'Expo 2015 ha una sede: il sindaco Letizia Moratti gioisce, perché – udite udite – l’affitto costerà solo mezzo milione di euro. Transeat. Rimangono invece aperti tutti gli altri problemi. Milano, in vista dell’esposizione internazionale, dovrà realizzare 11 milioni di metri quadrati di verde, 6 linee di metropolitana (3 più di adesso), 120 chilometri di piste ciclabili, navigli navigabili, superamento dei più cruciali e difficili nodi viari, alta velocità ferroviaria con apposita stazione, una rete aeroportuale con Malpensa. L’afflusso previsto è enorme: 120 Paesi espositori e 29 milioni di visitatori che nei sei mesi dell’Expo (dal primo maggio al 31 ottobre 2015) fanno oltre 160mila persone al giorno. La domanda, l’unica che ha senso, è persino ovvia: come che soldi faremo tutto? All’inizio si era parlato di 4,2 miliardi di euro di investimenti diretti (cioè denaro pubblico), ai quali si sarebbero aggiunti quelli indiretti, calcolando una pioggia sulla Lombardia di complessivi 20 miliardi. Oggi, di quei numeri, è rimasta soltanto l’idea. Capire quanti soldi sono stati stanziati è una specie di mission impossible. I soggetti in campo si devono dare, tutti quanti, una regolata. Il governo di Silvio Berlusconi in primis: dopo aver cumulato ritardi da far invidia a Trenitalia, adesso deve correre. Ci dicano, da Roma, quanti soldi ci sono. E ci dicano se Milano e la Lombardia saranno lasciate libere di gestire il grande evento oppure se, come pare, i signori della capitale vorranno mantenere la regia: sarebbe una tragedia. Non che gli enti locali non abbiano colpe, ben inteso. Il sindaco Moratti, per esempio, dovrebbe smetterla di pensare solo alle società e alle nomine; il presidente della Provincia, Filippo Penati, dovrebbe smetterla di lamentarsi di essere escluso dalle nomine. E il governatore della regione, Roberto Formigoni, dovrebbe smetterla di reclamare più visibilità per se stesso e per l’ente che governa. Non vogliamo gufare. Ma così facendo non si va da nessuna parte.

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